Nei giorni scorsi abbiamo visto l’ascesa di due donne a massime cariche politiche. Nella nordica Islanda, Tómasdóttir, 55 anni, è stata eletta Presidente. Per l’Islanda non è cosa nuova, in quanto proprio questa nazione vide, nel 1980, la prima donna presidente democraticamente eletta, Vigdis Finbogadóttir.
E mi piace ricordare che una delle GrandiDonne dell’Atlante storico geografico di ‘donna, immagine città’ che maggiormente cito è proprio una islandese, che fu protagonista di un tentativo di discriminazione di genere da lei abilmente schivato, anzi oserei dire cavalcato.
“Non possiamo assegnarle una borsa di studio, troppo rischioso assegnarla a una donna, il denaro andrebbe sprecato non appena sposata.”
Lei rispose: “Ma potrei anche rischiare di morire”.
Alla commissione piacque la risposta pronta e ironica, e le venne assegnata la borsa di studio in archeologia per Londra.
Correva l’anno 1945 e la borsista era Olafia Einarsdóttir, la prima islandese a laurearsi in archeologia e a intraprendere una carriera accademica in questa disciplina.
Sempre in questi giorni, ad altra latitudine e altro continente, esattamente in Messico è stata eletta la prima presidente donna.
Importante precisare che entrambe le contendenti alla presidenza erano donne; ha vinto Sheinbaum ma soprattutto hanno vinto le donne e la società tutta. O meglio si spera.
Il Messico è un paese con elevati tassi di criminalità, come gli assassini dei candidati politici da parte dei narcotrafficanti hanno dimostrato; un paese fortemente maschilista e con un numero impressionante di femminicidi e violenze sulle donne.
Non sappiamo se questa sarà davvero la “riscossa rosa” o la “svolta” per il paese, certo segna un momento importante.
Considerando quanto sia difficile per una donna impegnarsi in politica, sono due risultati, quello islandese e quello messicano, che meritano attenzione.
Per le donne da sempre la politica è molto più difficile, o meglio l’esposizione mediatica è da sempre veicolo di discriminazione e attacchi personali.
Una ricerca statunitense di un paio di anni fa condotta su cinque paesi – Brasile, Italia, Ungheria, Tunisia e India – ha dimostrato come i social media vengano usati come armi contro le donne e contro chiunque sostenga i loro diritti. I ricercatori hanno affermato:
“In modo inquietante, abbiamo constatato che gli attacchi online più feroci prendono di mira non solo le donne in politica, ma anche le loro famiglie, con minacce di stupro contro i loro bambini piccoli, un fenomeno sempre più comune”.
È interessante notare che, mentre anche gli uomini possono essere bersaglio di disinformazione riguardante la loro vita professionale e politica, gli attacchi contro le donne mirano principalmente al loro aspetto fisico e sono molto spesso di natura pornografica e sessuale.
Destinatari di tanta violenza verbale anche le minoranze etniche e religiose, gli immigrati, il mondo LGBT+.
Il fenomeno non solo può essere pericoloso per il singolo individuo e la sua famiglia, ma accresce l’instabilità della società, legittima l’odio e può anche incidere sulla sicurezza nazionale. Ad esempio, in Italia dopo l’invasione russa dell’Ucraina la ricerca ha individuato che gli account più impegnati nel diffondere l’odio contro alcune donne progressiste erano anche tra i più attivi nella propaganda pro-Putin.
Non sono solo i social a giocare un ruolo importante in questo fenomeno che rientra nella gendered disinformation, ovvero la disinformazione di genere: diffusione di notizie o immagini false che vedono protagoniste le donne che occupano posizioni di potere e che godono di una particolare visibilità. Un ruolo determinante lo svolgono i media e la comunicazione tradizionale. Ad esempio, il canale BBC World, all’inizio del 2023, in occasione delle dimissioni del primo ministro neozelandese Jacinda Ardern, titola “Le dimissioni di Jacinda Ardern: possono le donne avere tutto?”. Un titolo che rafforza distorte, pregiudizievoli e stereotipate narrazioni di genere.
Dunque se il linguaggio e la comunicazione sono così importanti potevamo noi non dedicarci il prossimo evento in presenza?
Evento che vedrà la partecipazione di relatrici e relatori d’eccezione.
Comunicare l’EQUITA’!
Europa Experience, piazza Venezia 6, Roma.
20 giugno dalle 16:00 alle 19:00.
‘donna, immagine città’ e Casa Radio saranno insieme per un evento in presenza e contemporaneamente trasmesso su Casa Radio.
Registrarsi a: info@immaginecitta.org
Il prossimo evento social di ‘donna, immagine città’, si terrà questa sera su Clubhouse, app scaricabile gratuitamente sul cellullare e che funziona come una radio interattiva:
L’Agorà di Aspasia: Discriminazione, i confini dell’opinione.
5 giugno dalle 22:00.
Link alla room: https://www.clubhouse.com/invite/p7bHJ0orO2V6OQNQAZ15roGL6y9pSJDA11l:2RyW4xirnyQJAh8_UR5O3Me8UadEe-IU0f_MeJJrwFQ
Raggiungeteci su Clubhouse!
Sito di ‘donna, immagine città’: https://www.immaginecitta.org